Oltre i cancelli di Ashraf

Recentemente ho avuto occasione di partecipare alla proiezione di un documentario dal titolo “La lunga strada – lotte per la democrazia in Iran“. Il video e l’interessante ed ampio dibattito che ne è seguito, mi ha permesso di rivedere in un’ottica completamente nuova il tema, dimenticato, trascurato e spesso completamente travisato dai media. Trent’anni di lotte dei mujahidin del popolo, dentro l’Iran e fuori, con otto milioni di esuli sparsi nel mondo.

Ho appreso dell’ incontro di Parigi in cui molti illustri personaggi internazionali si sono uniti alla manifestazione di oltre 120.000 persone per protestare contro le politiche del regime iraniano. Più di centomila persone: ne avete sentito parlare sulle TV nazionali? Mi dicono di un minuto dedicato dal TG2 , praticamente un dovere, per citare la partecipazione di Emma Bonino.

A capo del comitato nazionale di resistenza iraniana all’estero (CNRI) una donna, Maryam Rajavi , a cui dedico queste parole.

Ho ardito muovere contro
mangiando miele e locuste
con i mujahidin di Ashraf.

Oltre i leoni di Persia
storie di pece e galera
di morti sotto tortura.

Qui si resiste in tremila
per dare vita al futuro
le mani serrate a catena

con altri milioni nel mondo
tra il silenzio dei media
e giornali venduti ai mullah.

Di fronte il doppio veleno
del bieco fascismo di dio
alimento di guerra e terrore.

Trent’anni di resistenza
di donne, tante, e uomini
con sulle spalle la Storia.

Io sono una di questi,
il nome mio è Maryam.

______________________________________________________
Franco Antonio Canavesio – Oltre i cancelli di Ashraf – Giugno 2012

Fulmine

Una nube

strizzata a destra, a sinistra
rabbiosa di tanto aspettare
mollò un pugno tremendo
alla porta a vetri del cielo.
Uno scambio di elettrici insulti
finì a schiaffi tra il bianco

e il nero.

__________________________________________
Franco Antonio canavesio  –  Fulmine  –  Giugno 2012

Punti di vista

Dall’alto e con un’aria un po’ compassata
la lanterna guardava quei due sdolcinati
passare la notte a scambiarsi occhiate.

“Lei, così giovane e già con la schiena piegata.
Ai miei tempi, se non eri all’altezza
cambiavi mestiere, andavi a far luce al Balun.

Non alla villa Amoretti, perdio!”

_____________________________________________
Franco Antonio Canavesio – Punti di vista – Giugno 2012

Festa a sorpresa

Sarà che fuori era caldo
e il muro dipinto di fresco,
han pensato a una festa a sorpresa
ch’è durata l’intera nottata.

Tra un pizzico e l’altro
si son messe pure a cantare
karaoke ad alta frequenza
e col cacchio che riesco a dormire.

Dannate ingorde, mangiate e
bevete, che son tutto vostro!
Ma occhio domani, lo giuro,
sarete una macchia sul muro.

______________________________________________________
Franco Antonio Canavesio – Festa a sorpresa – giugno 2012

Al bar

“A’ more’, Ggiorgia stamattina, appena sveiiata, se stiracchiava sur letto, tutta nuda! Bbella, ‘na pelle che pareva ‘na pesca, li capelli lunghi, che ie toccavano i fianchi, propio ‘na Vvenere … ”

“Vvenere chi?”

“A ‘morè, quella bbionda, che esce da ‘na cozza …”

Rompete le righe

In me convive un contrasto
tra il dentro nascosto e il fuori
nell’essere scuro e chiaro
uomo di quiete e di chiasso.

Una casa stipata di cose
spazi aperti, oltre i vetri
ascesi e tonfi in basso
regola, sprazzi di eccesso.

Il segno moderno e barocco
aspira al pieno e al vuoto
il bianco e nero di brutto
staccan la luce al colore.

La rima ordinata aspetta
un fischio
il rompete le righe
per andare a sbracarsi al bar
tra pinte di birra e sghignazzi.

_______________________________________________
Franco Antonio Canavesio – Rompete le righe – giugno 2012

Dietro il muro

C’è un muro a due passi da casa
con punte di vetro e di ferro
alzato a custodia di … cose
quali cose non lo sa più nessuno.

Le piante dentro eran strette
l’edera gli ha tolto il fiato
troppe bevute di pioggia
alla fine l’hanno spanciato.

La lupa del mio vicino
annusava stupita i mattoni
cercando invano le tracce
di altro passaggio canino.

Dentro un grande casino,
un pieno vuoto di vita,
bidet, tubi, piastrelle
rotte di un bagno verdino.

Due mici ingrassati a crocchette
san già di poter rispamiare
una magra nel salto del muro
per sfondare in quel giro di gatte.

______________________________________________
Franco Antonio Canavesio – Dietro il muro – giugno 2012

Fuga da … Troia?

Non ho spalle larghe, mio padre è morto e neppure ho moglie e figli.
La luce di Delo, poi, non m’ha indicato la via per altri lidi.
Ma è certo, non ho dubbi, qui c’è puzza di bruciato.

Tra vapori e acro sentor di pire
andiam per luoghi solitari e bui
incerto il piede e l’avvenire.

Su spalle fiere il lion rassetto
e il padre e i sacri penati
il cuor suo odo e l’ansar del petto.

Iulo la mano sua nella mia serra
a fugar fantasmi, terrore e pianto
disfatta Creusa segue lassa l’orme.

M’è forza il peso fiero del passato
come vento spinge al trepido domani
oltre i flutti del pelago infuriato.

Degli dei il favore e il dritto fiato
gonfie le vele agl’itali lidi
a posar le chiglie sull’arenil disiato.

Là, seguirem di Delo il volere arcano
a generare novelle stirpi e genti
da governar con armi e scudo di Vulcano.
_______________________________________________________________________
Franco Antonio Canavesio – Fuga da Troia – (libero adattamento da Virgilio – Eneide – Libro II)

Bucato

Mentre il cestello rigira
mutande lenzuola e calzini
pensano al fresco sui fili.

Mi andrebbe un tempo di valzer
magari in balera (fa caldo)
di quelli veloci da stare storditi
con le gambe e le braccia aperte
e la testa piegata all’indietro.

Una forza da dentro a fuori
strizza il nero dai pori
meglio di vanish + dashhhhh.

Silenzio, che vado a dormire.

_________________________________________
Franco Antonio Canavesio – Bucato – giugno 2012

Sogno

C’è un sogno che viene ogni tanto
a tirare ai lampioni di notte
che già sono pochi, nascosti dai rami
e mi tocca di andare a tentoni.

Non è questione di luna
o di troppo aglio a cena
son buchi di vita profondi
riempiti da squadre incapaci
di manti rifatti a dovere.

Bastan due secchi di pioggia
le sgommate invadenti di un suv
a schizzare fuori la ghiaia
che proprio non riesce a legare
con ferite vecchie di anni.

Il sogno è un fascista, tira
i suoi colpi e scappa. Al mattino
i lampioni son spenti, comunque.
Non sai se per colpa dei sassi
o di cellule allergiche al sole.

Mi tocca aspettare la sera e
vedere se il viale si accende.
Va giù con palate di sabbia
un manovale sbucato dal niente.

Prima, ho sentito uno sbattere d’ali.

_________________________________________
Franco Antonio Canavesio  –  Sogno  –  giugno 2012