Fiore di serra

Fiore di serra

Sei cresciuta poggiata a uno schema leggero
come arbusto aperto alla luce
in serra di vetro e titanio
nell’aiola esposta al futuro
e canti Puccini e il gusto moderno d’oriente
un disegno di vita composto
tra pareti di cristallo e bambù

Fragile tutto l’infanzia il dopo
il raggio che passa attraverso
e trova i colori
il blu è per gli occhi
l’oro ai capelli
il rosso del frutto forse s’è perso
nel sangue
o ha da venire
stendine un velo attorno alle labbra
segui col dito il contorno
traccia sul vetro
un richiamo

______________________________________________________________
Franco Antonio Canavesio – Fiore di serra – 29 maggio 2013

Segni di fuoco e di terra

Terra e mare

Stordisce ancora, di ginestra
leva il fiato la salita dei sassi
il respiro va in affanno, a singulti

sediamo accanto, a cercare l’orizzonte
incerto nel silenzio, immobile, dall’alto
la perla della sera sul piombo del mare

E il giallo, cotto di sole
spreme i profumi
invita ali e corpi volanti
– senza timore, pieni di voglia –
ad amori senza pudore

Che guardino i ciliegi selvatici
e i gabbiani persi di mare
nell’ultima ronda
per noi voglia più calda dell’acqua
più dura, più forte

stasera distesi
siamo segni di fuoco e di terra.
_______________________________________________________________
Franco Antonio Canavesio – Segni di fuoco e di terra – 25 maggio 2013

Se faccio mie le cose

Hyper Realistic Oil Painting - Mary Jane Ansell

Hyper Realistic Oil Painting – Mary Jane Ansell

Se faccio mie le cose di altri
mi dicevi è un gioco
per vedere se ti accorgi del mio bisogno
o se il tuo fine è smascherare queste bugie di ragazzina

Ho capito e il mio silenzio ha preso forma di sorriso
che ti parla coi gesti del volto
ma dovresti essere qui davanti per capire
anche tu
e nel dubbio posare la mano
a sentire la curva intenerita
delle mie labbra.

_________________________________________________________________
Franco Antonio Canavesio – Se faccio mie le cose – 25 maggio 2013
Hyper Realistic Oil Painting – Mary Jane Ansell

Percorso

Norba (Norma) - Scavi archeologici, strada romana

Norba (Norma) – Scavi archeologici, strada romana

In fondo non c’è ancora sintonia
se anche le parole più semplici rischiano il sangue
sul filo del rasoio
e uno scanzonato buffetto passa per il tocco sgraziato
di uno sconosciuto

E’ giusto così
il sentimento per diventare amico vuole tempo e conoscenza
alternanze e momenti di prova
allora le parole si poseranno secondo un disegno comune
a lastricare la strada
e porre a lato le pietre d’inciampo.

_________________________________________________________________
Franco Antonio Canavesio – Percorso – 22 maggio 2013
Norba (Norma) – Scavi archeologici, strada romana

Uomo volante

Georges Pierre Seurat - Il circo - 1891 - Musée d'Orsay, Parigi

Georges Pierre Seurat – Il circo – 1891 – Musée d’Orsay, Parigi


Quando il sereno galoppa
e le nuvole ridono attaccate alla criniera
mi viene voglia di andar su
aquilone senza filo
tutt’uno con l’aria nel vento trasparente
afferrare per la coda il destriero
e salire scendere fare piroette
come l’uomo volante del circo delle meraviglie

_______________________________________________________________
Franco Antonio Canavesio – Uomo volante – 20 maggio 2013
Georges Pierre Seurat – Il circo – 1891 – Musée d’Orsay, Parigi

Tempo reale

Giovanni Antonio da Varese - La volta celeste - Palazzo Farnese, Caprarola, Viterbo.

Giovanni Antonio da Varese – La volta celeste – Palazzo Farnese, Caprarola, Viterbo.

Si guardava alle stelle
il volo degli uccelli annunciava presagi
la scelta di fare o non fare era in armonia col cielo
e i tempi del cielo planavano in cerchio
a dare il respiro del giorno

Ora il volo è in picchiata
il pensiero in tempo reale
vuole esplosioni solari anche la notte
e luci artificiali
e sceicchi con occhiali scuri
per vedere e non essere visti
ammazzare i bagliori di mezzo
soffocare le stelle
e il pensiero dei mezzi colori

_________________________________________________________________
Franco Antonio Canavesio – Tempo reale – 19 maggio 2013
Giovanni Antonio da Varese – La volta celeste (soffitto della sala del Mappamondo) – Palazzo Farnese, Caprarola, Viterbo.

Narciso

Michael Nicolas Bernard Lepicie - Narcissus - 1771

Michael Nicolas Bernard Lepicie – Narcissus – 1771

Stilla in vapori la pioggia
per non sciupare il riflesso
e l’incanto del profumo racchiuso
baccello di luce

Guarda la natura e piange come madre
la rinuncia a toccare il figlio
per lasciarlo bambino
accompagna non vista l’immagine
sull’acqua
attende il richiamo odoroso
del guscio
appena spezzato

___________________________________________________
Franco Antonio Canavesio – Narciso – 17 maggio 2013
Michael Nicolas Bernard Lepicie, Narcissus, 1771

Sono andati perduti

Pozzanghere
Ogni volta che la febbre mi assale
temo il ripetersi della sottrazione
perchè nonostante le cure sono andati perduti
quegli anni cancellati dalla mente
complice un delirio durato troppo a lungo

dopo decenni ancora inciampo nei buchi
anche se ne conosco i contorni
e rinnovo invano lo sforzo di ridare a me stesso ciò che è mio
e che da qualche parte c’è ancora
nella mente di altri

restano le lacune e il brillare dei bordi
come le pozzanghere di notte
uno specchio di cui mi è ignoto il profondo.

_______________________________________________________________
Franco Antonio Canavesio – Sono andati perduti – 13 maggio 2013

Alloro

Alloro

Un piantino comprato al mercato
questo alloro messo a dimora per sfida
dalla portinaia monfrina
nell’aiola del condominio
il suo ortogiardino in città

un mormorare da parte delle madame dei piani bassi
tutte per le rose a mazzi e le peonie sfiancate
non lo volevano neppure i gatti
che passavano di notte a segnarlo di umori

poi sarà per la forma il rigoglio
e l’essere verde in ogni stagione
le malelingue sbocciate in nonne piene d’amore
han smesso di chiedere ogni anno il taglio feroce
ed è cresciuto potente
poche le risorse di acqua e terra a favore
lui stesso stupito di tanta caparbia forza interiore

Ora anche i merli saltellano al fresco
nel becco le bacche
i gatti vengono solo di notte
a cercare la coda dritta della micia a macchie
sentono il vento coi baffi
e girano la testa distratti
dal riflesso di luna
sui tetti

____________________________________________________________________
Franco Antonio Canavesio – Alloro – 12 maggio 2013

Viaggiare, sì viaggiare

Antonio e Pietro del Pollaiolo, L'arcangelo Raffaele e Tobiolo, 1465-70, Museo Civico di Palazzo Madama, Torino

Antonio e Pietro del Pollaiolo, L’arcangelo Raffaele e Tobiolo, 1465-70, Nuova Galleria Sabauda, Torino

 

Viaggiare e avere un lavoro, le due cose che i giovani più desiderano oggi.
Sì, viaggiare (evitando le buche più dure) e imparare il mestiere. Questa era la strada dei giovani figli di mercanti e banchieri fiorentini del Quattrocento, con l’obiettivo di garantire la continuità delle attività commerciali e l’accrescimento della ricchezza delle famiglie.
Sui quindìci anni partivano per il tirocinio in città lontane, un viaggio lungo settimane per raggiungere Parigi e poi le Fiandre, con Bruges e Anversa, e di lì per alcuni, affrontare il mare, destinazione Londra.
Un percorso insidioso, le Alpi da traversare e si andava a piedi, perchè le cavalcature erano riservate ai più anziani mentre i giovani potevano solo contare su suole e muscoli.
Si muovevano con poco bagaglio e tanta voglia di sfida e di futuro.
Erano in compagnia di mercanti vecchi del mestiere, che utilizzavano il cammino per insegnar loro rudimenti e malizie, un duro apprendistato e tutto il viaggio era uno stimolo, un esame, un confronto per dimostrare di essere capaci ad affrontare l’imprevisto, adattarsi, sfruttare al meglio le occasioni: un percorso di iniziazione.

In un’avventura tanto impegnativa, di certo un angelo custode è di aiuto per chi viaggia e di conforto per la famiglia che resta e la raffigurazione di Tobiolo con l’ Arcangelo è un talismano, un’immagine devozionale di buon auspicio che viene ripetutamente commissionata alle botteghe dei pittori fiorentini. Primi fra tutti i Pollaiolo, intorno alla seconda metà del Quattrocento, riprendono la storia biblica di Tobiolo  e la riportano nella realtà del tempo in una sorta di raffinato ex voto, di una grazia leggiadra.
Manti, panneggi, cappelli e calzari, un cagnolino, altrettanto elegante nell’incedere tra erbe e fiori.

L’arcangelo è Raffaele, il custode più attento a governare le intemperanze giovanili, tanto che la Confraternita del Raffa, in Firenze, aveva appunto il compito di tenere a freno i giovani troppo turbolenti.

Il ragazzo è Tobiolo, figlio di Tobia di Ninive che, diventato cieco, è costretto ad inviare il giovane in un paese lontano, in cerca di lavoro e così salvare se stesso e la famiglia dalla miseria. Tobiolo ha timore del viaggio, prega Dio e ottiene una creatura celeste (l’arcangelo Raffaele) come guida e compagno.
Durante il guado di un fiume i due si imbattono in un pesce enorme che sbuca dalle acque e cerca di divorarli, ma insieme lo uccidono e ne estraggono il cuore, il fegato e il fiele che l’angelo indica di conservare con cura: sa bene che al tempo giusto saranno utili.

Nel viaggio incontrano una famiglia disperata. La figlia, Sara, è andata in moglie ben sette volte e un demone feroce le ha ucciso i mariti, uno ad uno, non appena entrati nella camera nuziale. Tobiolo non ha timore, con l’aiuto della guida sconfigge il demone assassino, bruciando con una sorta di esorcismo cuore e fegato del pesce e da buon ultimo, prende in sposa la bella Sara. Insieme tornano a Ninive e ridanno la vista a Tobia, col fiele che Raffaele ha serbato in una piccola scatola dorata.

L’arcangelo ha assolto al suo compito e Tobiolo ha compiuto la sua prova d’iniziazione: è partito ragazzo ed è tornato uomo.

Pollaiolo, Andrea del Verrocchio, Francesco Botticini, Filippino Lippi, (galleria) trattano lo stesso tema, con la stessa grazia, e quasi identica iconografia.
Centrale è il viaggio, la direzione e il braccio a cui poggiarsi. I simboli sono discreti ed egualmente potenti: il pesce e il credito (la lettera di cambio che permetteva di ritirare denaro ovunque se ne avesse bisogno), due strumenti di salvezza in mano al viaggiatore.

Tiziano Vecellio, Tobiolo e l'Angelo, Olio su tavola, 1512-14, Gallerie dell' Accademia, Venezia

Tiziano Vecellio, Tobiolo e l’Angelo, Olio su tavola, 1512-14, Gallerie dell’ Accademia, Venezia

Con un salto di mezzo secolo, quello del Tobiolo con l’angelo biondo del Tiziano , più che  un viaggio è un’ amena passeggiata nel paesaggio rinascimentale. Se fa fede lo stemma nobiliare, il bimbetto grassoccio dai tratti feminei è un nobile virgulto della casata dei Bembi. Ci appare come rapito dal fare deciso e insieme dolce dell’angelo. Ma non ha interesse per il suo indicare. Troppo giovane, è troppo presto per lui e nelle sua mano il pesce pare uno strano giocattolo di legno da far galleggiare nell’ansa del Brenta, poco distante.

Giovanni Gerolamo Savoldo, Tobia e l'angelo,  olio su tela, 1527 circa, Galleria Borghese, Roma

Giovanni Gerolamo Savoldo, Tobia e l’angelo, olio su tela, 1527 circa, Galleria Borghese, Roma

Un decennio più tardi Giovanni Gerolamo Savoldo, in “Tobia e l’angelo,” tratta lo stesso tema, con altra visione ancora, questa volta slegata da qualunque realtà attuale. Il cielo è inquieto, la luce che trapassa le fronde investe entrambi, li riveste della stessa forza, degli stessi balenanti colori. In un apparente momento di quiete pastorale, il cane accucciato dorme, profondamente, e l’angelo indica la prima prova: affontare e catturare il pesce salvifico, un simbolo appena accennato. Non c’è traccia di avventura, di viaggio, solo il legame di forma e colore, un processo di progressivo avvicinamento dell’allievo al maestro.  Non fosse per le ali, i due parrebbero indistinguibili.

Dirck van Baburen (1595, Utrecht, - 1624, Utrecht), Tobia e Raffaele,  Corsham Court, Wiltshire

Dirck van Baburen (1595, Utrecht, – 1624, Utrecht), Tobia e Raffaele,
Corsham Court, Wiltshire

Un secolo più tardi Dirk van Baburen  sconvolge tutto, l’dentità dell’Angelo, di Tobiolo e il pesce simbolo si fa enorme, carne viva. Terza persona nel quadro respira aria di terra, con umani polmoni. E anche l’angelo è terrestre, denso di umane passioni e quel prendere per mano lo sprovveduto Tobiolo è mossa ambigua: ” Vieni, so io cos’è meglio per te. ”
Il ragazzotto mostra insieme  timore e attrazione per quel giovane angelo dalle ali scure e brillanti, dalla pelle splendente e quel volto con le occhiaie, da malandrino dei bassifondi di una città di mare che, ci metterei la mano sul fuoco, lo spingerà nella prima casa di meretricio, appena girato l’angolo del vicolo.
Dopotutto anche questa è un’iniziazione, mentre Tobiolo farà per la prima volta l’amore, il pesce finirà a tranci in padella, nella cucina del bordello e nulla andrà sprecato. Cuore, fegato e fiele, sberleffo alle Scritture, finiranno in pancia ai gatti.

__________________________________________________________