Ritorno

Il mare tornerà a pennellare di poppa
con l’olio dell’onda lunga
e sarà il momento del ritorno

seduto con le gambe di fuori
mentre il timone è di altri
si stende leggero sull’acqua
il velo del sole alle spalle
a cambiarne di poco il colore

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Franco Antonio Canavesio  –  Ritorno  –  Agosto 2012

Lune

Come puoi sfidare quel grappolo di lune al sodio
tu, che incerta ti fai strada tra i rami e sopporti
lo sgarbo di una nuvola, innamorata pazza del vento.

E alberi, prati, il cielo stesso che poi è la tua casa
sono gialli che pare autunno inoltrato, non fosse
 che la nebbia ancora si posa sull’altro emisfero.

E poi, tutto questo chiaro per cosa
si è forse meno sicuri nell’ombra

o è la mania di rendere tutto irreale
aprire a buon prezzo un Parco dei Sogni a Colori
proprio a due passi da casa?

Ti sforzi di essere ordinata, nel tuo apparire sparire
da sempre ti attieni ai cambi di orario, fasi, eclissi
da poco sul tuo blog fai sapere anche i cambi di umore.


Nulla a confronto con quelle gemelle cinesi
svizzere fino al midollo
che di notte si accendon di giallo
sempre alle otto
e gelose spettegolano sul tuo mutare

pensare che sei per natura modesta
da sempre vivi di luce riflessa.

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Franco Antonio Canavesio – Lune – Agosto 2012

Spot

Ti porgo acini d’uva su una foglia di vite
e more calde dell’ultimo sole di agosto
in bocca, una ad una

colgo dal muro l’ultimo fiore del cappero
tardivo e sfumato come lo sfiorarti
iniziato per gioco

scene viste e riviste nei film in BN e a colori
con qualche variante di frutto o corolla
guarnite al miele d’arancio

Ma qui siamo tu ed io, il regista è in pausa
il tecnico ha spento le luci
niente artifici di scena

il tuo riso, le labbra macchiate di succo
l’ultimo chicco stretto tra i denti
mi lanci uno schizzo, la foglia col fiore.

Sembri dire che solo lo scuro lascia un segno
tweet a me già marchiato dal lutto di altri capelli
dall’abisso che stava dietro ad altri occhi.

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Franco Antonio Canavesio  –  Spot  –  Agosto 2012

Ciò che resta del mare

Ho visto pesci di scoglio posati su un piatto d’argento
lungo la strada che a svolte scende dal colle alla riva
a ogni curva colgo due triglie, uno scorfano rosso coi baffi
a fatica reggo il senso della scaglie che sfioran la mano
e lo sguardo fisso degli occhi verso un fuori lontano.

Un’ultima curva e appare ciò che a sera resta del blu
sabbia a distesa e due dita d’acqua pulita che a gambero
avanza i miei passi e non riesco a bagnar le caviglie
avrei bisogno di fresco, non serve andare più lesto
ora che sono distante ne temo l’improvviso tornare.

Il sole è calato alle spalle tirato giù per gli stracci
dietro il profilo dei colli o nascosto nel fondo del mare
la cosa che più dà sgomento è che non tocco non vedo
non sento nemmeno il pulsare del corpo che pure è vitale
e teme monti alla gola l’avanzare nero dell’ombra.

Ma l’acqua che ora risale è frizzante come di fonte
canta e il suo gorgoglio scioglie le membra, la mente
supino forse galleggio su miscroscopiche bolle
o volo raso sull’acqua per ignota destinazione
non vedo isole intorno e la riva è nascosta dal buio.

Mi sveglia uno schizzo salato e con l’improvviso bagliore
il timore di essere nudo, nel sole, che il raggio metta
in chiaro ciò che prima era e ora manca
ma sento che l’occhio è vuoto non vede il vasto del mare
neppure il piatto d’argento che alla luce dovrebbe brillare.

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Franco Antonio Canavesio – Ciò che resta del mare – Agosto 2012

Nuvole di polvere

Verso Dadaab, profughi in fuga dal Corno d’Africa

Lungo le strade, verso le città,  file di profughi si spostano con le nuvole della polvere.
Non fosse per la polvere, chi si accorgerebbe di loro?

Segno di inizio e di fine terra leggera ma terra
materia prima del dio che chiede obbedienza

entra negli occhi copre la pelle i polmoni secca la voglia
resta solo la forza di muovere avanti 

e alzare coi piedi altra polvere.

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Franco Antonio Canavesio – Nuvole di polvere – Agosto 2012

Calder

Nei giorni in cui i cambi d’umore
s’ostinano a girare sul nero

non resta che aprire i cassetti
tirar fuori la camicia più pazza

che hai comprato alla mostra di Calder
nella quinta (o la sesta) a New York

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Franco Antonio Canavesio  –  Calder –  Agosto 2012

Proiezione

Accendo
il mio corpo
che il laser disegna
a lato
in Full 3D
sul bianco

Vedo
la mano
allungata sul fianco
l’altra
difende l’occhio
dal raggio

Sento
frequenze
in fase con l’aura
a sanguigna
velare la pelle
svanire

switch off

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Franco Antonio Canavesio – Proiezione – Agosto 2012

Presto, al mattino

Se abitassi sul fiume, il mattino presto aprirei le finestre ad acqua, vento e luce, mi perderei a giocare coi riflessi, a ridipingere pareti e cielo.

Disegnare a nuovo il cielo
come riflesso sull’acqua
fermo vederlo vibrare
di tremuli ciuffi di bianco

corre sicura l’acqua
passa a quella a venire
i segni del percorso da fare
proprio gli stessi cammini

e scorre sempre uguale

Ridipingere il cielo a tessere
accostando i riflessi sui vetri
fermo vederlo mutare
a ogni sbatter di scuri

Soffia dritto il vento
passa all’aria a venire
i segni del percorso da fare
proprio gli stessi canali

e soffia sempre uguale

Accendere il cielo al mattino
con colpo improvviso di bianco
vederlo riflesso sui muri
su antichi prismi in cristallo

muove veloce la luce
passa al raggio a venire
i segni del percorso da fare
lo stesso dritto sentiero

e muove sempre uguale

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Franco Antonio Canavesio – Presto, al mattino – Agosto 2012

Storia fantastica di ferragosto

Sento che oggi il motore
ingolfato dal verde e dal blu
s’aspetta qualcosa di nuovo
benzina di altro colore

Hanno aperto lungo il viale
un impianto giallo e arancione
gestito da una un po’ pazza
che parla di Pavese e Pinot
Il prezzo cambia ogni ora
a caso
in sù
all’ ingiù
e pure il colore della broda
gli odori li cura Chanel

Lei dice di essere selvatica
come le donne di Langa
streghe dei colli di Levi
diventate etichette di marca

Racconta che in queste notti
in mancanza di masche e di streghe
era uso bruciare qualcosa
dar fuoco comunque ai falò

ma stasera manca la luna
la legna è bagnata
fa fumo
e la festa sarà solo a metà

mi ha fatto sedere all’ombra
e offerto un bicchiere di rosso
se vuoi puoi aspettare
la luna prima o poi spunterà

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Franco Antonio Canavesio – Storia fantastica di ferragosto – Agosto 2012
Foto: Etichetta dipinta da Romano Levi per una delle sue bottiglie di grappa

Farfalle a Fukushima

Farfalla – Roberto Pieraccini

Stamattina han visto sui campi grigie farfalle mutanti
destinate a morire da sole a un passo da dove son nate

L’aria guasta di Fukushima ha negato il battere d’ali
nè pennello e carta leggiera di riso potranno ridare il colore

Potresti augurare più trista condanna a una farfalla
se non negare già il primo vibrare di ciò che ha più prezioso

Non come gamba perduta dopo aver a lungo camminato
ma appena nato, per sortilegio di un pugno di sali malati

Perchè già nel bozzolo l’ala leggiera è appassita
e solo un tronco incapace muove a scatti sui rami

La prova di volo è in caduta tra erba secca e strana
anche la lucertola stupita indugia all’attacco fatale

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Franco Antonio Canavesio – Farfalle a Fukushima – agosto 2012