
Mino Maccari – Arlecchino
(I)
La spinta del fuori preme
nel sangue s’impenna
al marmo travasa rossori
straccia le vesti
marchia vermiglie le porte
non gira maniglie
scardina infissi
schizza di vita le stanze
pareti dolenti di bianco
piastrelle di bagni in comune
il bordo del letto di ferro
non passa stasera il carrello
all’angelo suora han strappato il cappello
parole di scherno
losanghe a colori
un fiotto del sangue fresco
di fuori
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Franco A. Canavesio – Storie di normale follia (I)
Dipinto: Mino Maccari – Arlecchino
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(II)
Ci provo
a girarmi a testa all’ingiù
nel verso che piace ai malati di mente
loro
che osano, senza fatica, cose impossibili
e non sanno perchè
Avevo una parente lontana
vibrante di elettroshock
bella da fare impazzire, uomini e donne
anche le suore
Quel che toccava
si faceva di foggia strana
taglio sghembo il ricamo
anche la polenta nel tagliere
girata con arte
in forma di membro gigante
Il marito
lui pazzo
allevato nel sogno fascista
sano per l’asl
parlava di unghie strappate all’hotel nazionale
trofei
da tenere in scatolette di latta
come le pastiglie leone
ne mordeva una, ogni tanto.
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Franco A. Canavesio – Storie di normale follia (II) – 30 dicembre 2013
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(III)
Dell’aria di fuori, voglia di nastri
di vento
terrazze
pioggia di raggi
fili tirati tra i coppi
suoni di lini, fruscianti
lenzuoli- fazzoletti, volanti
e il bianco.
Non servono nuvole in tutto quel bianco
Pelle di monaca
bianca anche quella
sfinita
per mancanza di sangue
il timore avvolto tra i panni
trema allo scoppio di vita da dentro
al tumulto che spacca la porta
sale le scale
alla luce
in urla s’affaccia
prende le braccia
stretto
ai fianchi s’allaccia
Madre, è finita, stia calma
il folle l’abbiamo fermato
mentre scappava sui tetti
voleva soltanto la luce
muovere un passo
di danza
c’è sole qui in alto
c’e vita
c’è chiaro
c’è bianco.
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Franco A. Canavesio – Bianco (storie di normale follia) – 22 aprile 2014