Se me lo chiedessi

Torino -  Piazza Castello di notte

Torino – Piazza Castello di notte

Se me lo chiedessi ora
in questa piazza
ti potrei dire che è facile camminare sulle stelle
anche se non sono attrezzato
senza scarpe adatte

più che di cielo e una questione di aria di pietre
di luci dietro ai vetri
e di fanali spenti
e se anche le stelle non le vedo
so che si accenderanno
sulla piazza
e le sento come pavimento
sulle piante dei piedi
come fossi girato
a testa ingiù

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Franco A. Canavesio – Se me lo chiedessi – 14 ottobre 2013, Piazza Castello, ore 19
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Torino -  Piazza Castello di notte

Torino – Piazza Castello di notte

Guarire

Dalla finestra - F. A. Canavesio (4/2013)

Dalla finestra – F. A. Canavesio (4/2013)

Mi trovo a mio agio in questo pezzo di Torino, a lato di via Po e Piazza Vittorio. Ci ho studiato. In quelle vie, all’uscita dall’Artistico, ho tenuto per mano la prima ragazzina e anche adesso c’è vita giovane e allo stesso tempo botteghe artigiane, coi vecchi maestri che fan vedere senza remore il loro mestiere e son capaci di dedicarti anche un ‘ora per mostrarti che “quella cosa” si può fare.

Amo anche le case, facciate lisce di inizio ottocento e cortili con la sternia, ma stamattina ho suonato a un portone decò e ho visto i due piani sfilare da seduto, sul divanetto in velluto granata dell’ascensore. Legni, bronzi e ferro battuto e la pulsantiera in bachelite coi piani scritti a penna, per esteso: primo piano, secondo piano … ultimo piano, su etichette di carta pergamena.

Mi ha aperto l’infermiera, gentile, un filo di voce, appena più forte del sottofondo di musica indiana. Mi ha offerto una scheda da compilare, su una lavagnetta da appoggio e la penna, come su un cabaret. E mi ha invitato a sedere in una sala semplice, piena di luce con affaccio sul retro giardino di Palazzo Accorsi e una fetta di Mole, dritta al sole dell’est.

Il tempo di godere la vista e mi viene incontro la dottoressa, di sicuro francese per l’aspetto e il parlare. Un lungo parlare di quasi due ore, colloquio, attenzione e piacere crescente, credo da ambo le parti.
Poi le sue mani sulla mia schiena, il collo, sugli arti, in piedi, sdraiato. Asimmetrie, tensioni, accumulate in anni. Movimenti, tocchi di dita appena percettibili o più sostenuti e mie involontarie reazioni, tremori, sussulti, anche violenti.

Far sentire alla mente tutto ciò che è fuori posto, consapevolezza per attivare i meccanismi innati di guarigione.
Il guarire va per vie interiori, sulla strada simboli, passi di consapevolezza, verso il riequilibrio.
Oggi, con la schiena dritta, non sento dolore di fronte all’ardire di questo spicchio fermo di Mole e alle bugne del platano antico, forte e fragile nel verde, appena accennato.

Oggi, il segno è la bellezza del contrasto. Stabilità. Cambiamento. E domani da questa stessa finestra il verde sarà meno trasparente, di una diversa e più densa bellezza.

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Franco. Antonio Canavesio – 18 aprile 2013
Fotografia – Dalla finestra – F. A. Canavesio

Prologo

Galleria Sabauda - Spina Reale - Torino

Galleria Sabauda – Spina Reale – Torino

Nel mio girare per mostre e musei, si è rafforzato nel tempo il desiderio e il piacere di un colloquio, non solo di sguardi tra me, dapprima spettatore e poi via via anche attore, e le opere esposte.

Questo termine esposte ha dei limiti, se inteso nel significato di mettere in mostra o offrira alla vista, e mantiene in sè qualcosa di vecchio e distante, evoca sale di museo sempre eguali, etichette mute, e sembra chiudere la possibilità di intendere con le opere un rapporto più completo, a due vie, che le possa mantenere vive nel tempo.

Ormai da qualche decennio l’aria è mutata, le opere d’arte circolano, si muovono e a seconda dell’ambiente in cui vengono presentate e del tema in cui sono inserite, di esse ne vengono evidenziate parti, dettagli, sfumature, relazioni e di conseguenza significati e valori diversi. Il restauro poi, a volte, stravolge teorie consolidate e le fa parlare con linguaggio del tutto nuovo.

E noi stessi, i fruitori, siamo uno dei principli motori di questo cambiamento, con l’accresciuta domanda e il numero in forte ascesa di visitatori attivi, che scrivono commenti, che partecipano a visite guidate, presentazioni, conferenze, dibattiti e stimolano, con commenti e domande, le guide, gli esperti, i critici. Come dicevo, un rapporto a due vie.

La relazione con l’opera si fa più complessa, ricca dell’emozione della scoperta. Quel misto di eccitazione, turbamento e interesse che spinge a documentarsi, ritornare e vedere con occhi nuovi e magari riuscire a collegare arte, storia, scienza, costume in quel che dovrebbe essere un naturale tutt’uno, spesso nascosto.

A Torino, con  l’Abbonamento Musei, le conferenze e le biblioteche, e quant’altro disponibile in Internet, questo è un piacere praticabile e quasi gratis. Tutto ciò è per me stupefacente e appagante!

A questo proposito mi sono proposto di fermare alcune esperienze di colloquio con le opere d’arte dei musei e delle mostre torinesi, radunandole man mano in una raccolta che ho titolato Sguardi Sabaudi, nella speranza di non aver involontariamente rubato questa denominazione ad alcuno.