Pareva avessi chiuso gli occhi
nella navicella delle reliquie
come le vergini sante
invece lo cerchi il tuo capitano
col culo sodo e tondo
la giubba blu, a segnare i fianchi
non stacchi gli occhi
che si fanno mani
e bocca e lingua
all’incrocio delle gambe
ben salde sul timone
ti attira la barra a dritta
che del tuo mare calmo farà tempesta.
Che fai, indugi?
la voglia è gorgo, è mal di mare
non c’è il sopra e il sotto
senza gravità nel gorgo
respira lungo, dai
piega il dorso
cerca sui suoi fianchi i segni
verdi, di alghe e muscoli, in movimento
stantuffi di quella bestia-macchina a vapore
bastimento
che ti travolge nero
di carbone ardente.
Ti volta, e ti rivolta
il vento sul mare, urla
il sesso si fa montando l’onda
senza imbarazzo
col corpo che sussulta
e sbatte a dritta e a manca i sensi
quello di colpa
strozzato in gola, schiaccialo al fondo
affoga di piacere il mea culpa
gorgoglia
con l’ultimo tuo fiato
il gloria.
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Franco A. Canavesio – Con l’ultimo tuo fiato, il gloria. – 25 novembre 2014