La notte
del fiume ritrovo il corso disfatto
la ruspa e il mio dorso
sul letto di sassi
l’acqua scorre distante
senza intoppi
non indugia tra i ciotoli
non si perde
in rivoli e gocce
Il muschio si affida alla pioggia
la vita alle pozze
e nella veglia
il guado
la corrente che preme sui fianchi
resta esercizio puro
di mente
ogni passo è una fitta
e la pendola conta e riconta
le schegge della mia schiena
una in più ad ogni tocco
Col primo chiaro il risveglio
apro gli occhi allo specchio
anche stamane disposto
al solito gioco di scambio
la mano in cerca del flusso
a cogliere un po’ di quell’acqua
nella conca di smalto
tracce di bianco
si perdono le ultime gocce.
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Franco Antonio Canavesio – Veglia – 27 aprile 2013