Sole d’inverno

Alba, di Mario Ventura

Mi dici che questo sole d’inverno
non ha calore abbastanza
a sollevare le nebbie
figurarsi il grigio incrostato
che è dentro

dei fumi hai filtrato le scorie
più dense
e ti lasciavi intorno l’aria pulita
neppure tossivi per non disturbare
il suo sonno che invece è torpore

Atto d’amore
incompreso

E nel tempo il nero vischioso
ha steso un olio sottile
sospeso il colloquio tra l’aria e il sangue
barriera di un micron col mondo che vive

Ma vedrai che basta un singulto
un moto violento da dentro
rivolta di acidi e sangue

e qualcuno che infranga i vetri
faccia corrente
rialzi il corso del sole

ti forzi gli occhi e la bocca
scuota il petto la schiena
a far uscire il veleno

entri con l’aria la luce
un soffio caldo
d’amore
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Franco Antonio Canavesio – Sole d’inverno – 16 ottobre 2012
Fotografia – Alba – Mario Ventura

Per caso

Fra la folla emergeva lei – Renzo Baggiani

E ti vedo per caso venirmi incontro
con quel passo naturale di ragazza
che ti muove le vesti come allora
dentro e fuori in armonia

Non è questione di bellezza o stile ricercato
una bossa nova vibra nei tuoi nervi
e muove appena i fianchi fino al seno
accompagna la mossa della mano
a coprire la sorpresa del sorriso

Ti stringo e mi danzi sulla pelle.

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Franco Antonio Canavesio – Per caso – 15 ottobre 2012
Alysha Higgins – Reflections

Quel mucchio selvaggio

Giuseppe Penone – The Hidden Life Within

Il mio amico Aldo meglio non poteva definire quel mucchio selvaggio cresciuto dietro casa, durante i lavori. Tronchi, rami, assi, pezzi lavorati dalla natura e dal”uomo, ognuno con la sua anima, e si fa fatica farli a pezzi e gettarli nel fuoco.

Quel mucchio è cresciuto selvaggio
sul confine, all’ombra del tiglio

Rami schiantati dal gelo
tronchi piegati da troppe stagioni
una volta colonne nel prato
a segnare sui fianchi la strada

Assi in disuso incurvate
da autunni di barattoli in fila
conserve di frutta, composte
memorie di amori, dolci e salati

Legni con forme e funzioni
di cui non si è persa la traccia
se ascolti questo ricorda il rumore
l’andare e il venire di navette a scatti

sui nodi c’è il segno di tuo padre
la sua mano gigante governa il telaio
fibre ancora intatte impregnate di vita
forti e capaci di altri cent’anni

La lama si scalda è fatica tagliare

Tracce di vita fatte a pezzetti
ordinati in attesa del fuoco
L’inverno brucia i ricordi
chissà se sarà meno freddo

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Da un’ispirata narrazione del mio amico Aldo

F. A. Canavesio – Quel mucchio selvaggio – 13 ottobre 2012
Fotografia – Giuseppe Penone – The Hidden Life Within

Nel mondo delle cose sconvolte

Savator Dalì – Mae West room – 1974

Nel Mondo delle cose sconvolte
per decreto del suo Presidente
alle otto meno un minuto
gli organi han cambiato mansioni

secondo le nuove istruzioni
affisse sui tram e per strada
li han costretti a fare mestieri
per cui non erano nati

Il calore si sente con gli occhi
e devi buttare gli occhiali
la luce la vede l’orecchio
e per la barba ci voglion due specchi

alle mani è toccato il gusto
quindi niente forchette
col naso si avvertono i suoni
e non senti chi sparla di dietro

Con la bocca fiuti gli odori
e se c’è puzza respiri dal naso

Con questo nuovo set up
va rivisto il lavoro di equipe
esperienze di vita a braccetto
ormai non contano un acca

Coordinare l’orecchio con l’occhio
per vedere cosa toccare
diventa un casotto infernale
continui a muovere il collo
e già dopo un’ora fa male

Quando smazzi a caso le carte
e decidi lo scambio di coppie
c’è chi guadagna e chi perde

Ad esempio con naso e orecchi
girati giusto a novanta
vedo le cose di lato
e sento ciò che non vedo
ma quando attraverso la strada
questo in fondo mi aiuta

Non lo nego sto ancora imparando
ed è una strana esperienza
tra il futurista e il neo-surreale

La cosa che più fa fatica
è tenere in mente ben chiara
la nuova mappa dei sensi
l’importante è non fare casino
che già ce n’è abbastanza

prima o poi mi verrà naturale

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Franco Antonio Canavesio – Per decreto Presidenziale – 12 Ottobre 2012
Savator Dalì – Mae West room – 1974

Per me sono bandiere

Aquarium di Paola Anzichè – GAM Torino

Se guardo l’effetto d’insieme
per me sono bandiere
di repubbliche di ogni colore

Le appenderei tirate sui vetri
con la luce alle spalle
e l’aria fresca le muove

Un paio distese come lenzuola
per far l’amore con te
e sognare in un letto d’autore

Tre van bene come tende da sole
sul balcone di strada
senza chiedere il permesso a nessuno

un’ altra ondeggiarla al piano di sotto
la cagna l’agguanta coi denti
la morde e ne fa la sua cuccia.

Quella più accesa portarla da un sarto
 che ti tagli un vestito un po’ pazzo
da sfoggiare sulla spiaggia di Rio

danzando un samba con me.

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Franco Antonio Canavesio – Per me sono bandiere – 10 ottobre 2012
Improvvisazione su Aquarium di Paola Anzichè – GAM Torino

Qualcosa di rosso

Ci vuole qualcosa che stacchi
che sposti la tua attenzione
potrebbe essere un lampo
due note appoggiate a un colore
che faccia girare i tuoi occhi
per un attimo nella mia direzione

Non è freddezza la tua
ma una sorta di distrazione
è probabile che in me ci sia ruggine
strumenti vecchi di seduzione

Le dita non muovono sciolte
nelle corde c’è ancora armonia
ma la voce ogni tanto si incricca
e poi non so se ha senso
per te intonare in risposta
canzoni del secolo scorso.

Proverò a non fare niente
aspettare in silenzio
davanti alla fiamma
seduto su qualcosa di rosso.

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Franco Antonio Canavesio  –  Qualcosa di rosso  –  8 ottobre 2012

La mappa delle mie cose

Anche se sai che il dentro
non è meno vasto del fuori
arriva un momento imprevisto

entra la luce dall’alto
e rende diverse le cose
che prima conoscevi una da una
al tatto sentendone i bordi

posizione, ombre, colore
fa timore l’effetto d’insieme
e scoprire che la tua dimensione
è piccola ma a giusta misura

Ora non entra più luce
nell’ombra resta in mente una traccia
la mappa delle mie cose
per meglio capire aspetto
il prossimo giro del sole.

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Franco Antonio Canavesio – La mappa delle mie cose – 8 ottobre 2012

Paradiso perduto

Non dare colpa alla luna
per il mutare improvviso
gli alti e bassi
non sono maree
ma artifici sospesi nel fumo

Respira aspira
a ogni fiato pare che entri vigore
Soffia tossisci
a ogni colpo scatarri un rancore
Ti pare
e l’inverso, che potrebbe esser vero
lo neghi
intanto l’occhio divaga
lo segue senza voglia un sorriso

Poche ore e cambia il colore,
prima di un falso acceso
gira senza trucchi sul grigio
con un gesto di noia
spegne la luna
e il sole non sa
se e quando tornare

in attesa di una nuvola nuova

le gocce che senti non sono di pioggia
se ne assaggi una
è salata

Ancora non ti chiedi se è tua
o di chi sta seduta al tuo fianco

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Franco Antonio Canavesio  –  Paradiso perduto  –  3 ottobre 2012

Non sono una preda

Henri Rousseau – Zingara addormentata – 1897

Quando tace la musica del giorno
e il corpo s’acquieta a cercare il riposo
la luna d’abitudine veglia
per lasciare ancora un po’ di colore.

Di notte vengono i pensieri
controvento
le unghie ritratte
non si avverte
l’odore di bestia
 non devi guardarli negli occhi
altrimenti si fanno feroci.

Nel sonno la fiera accosta
piano annusa
ti lecca
il suo pelo è tepore
carezza.
Una fatica tenerla a bada
vicina e insieme distante
sedare l’istinto
dell’unghia e del dente.

La belva si calma
sdraiata a fianco

non sono una preda.

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Franco Antonio Canavesio – Non sono una preda – 4 ottobre 2012
Henri Rousseau – Zingara addormentata – Museum of Modern Art, New York

Improvvisazione su uno screenshot della Illy


Contrasti di forze da dentro
dan vita a un gesto di scatto
stridore di gesso sul nero
esce come ira repressa
una sorta di rutto improvviso
che passa dalla mente
alle mani

aspiro nuove energie
equilibrio
vapori a mezz’aria
aroma deciso
di caffè

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F. A. Canavesio – Improvvisazione su uno screenshot della Illy – 2 ottobre 2012