Il mio amico Aldo meglio non poteva definire quel mucchio selvaggio cresciuto dietro casa, durante i lavori. Tronchi, rami, assi, pezzi lavorati dalla natura e dal”uomo, ognuno con la sua anima, e si fa fatica farli a pezzi e gettarli nel fuoco.
Quel mucchio è cresciuto selvaggio
sul confine, all’ombra del tiglio
Rami schiantati dal gelo
tronchi piegati da troppe stagioni
una volta colonne nel prato
a segnare sui fianchi la strada
Assi in disuso incurvate
da autunni di barattoli in fila
conserve di frutta, composte
memorie di amori, dolci e salati
Legni con forme e funzioni
di cui non si è persa la traccia
se ascolti questo ricorda il rumore
l’andare e il venire di navette a scatti
sui nodi c’è il segno di tuo padre
la sua mano gigante governa il telaio
fibre ancora intatte impregnate di vita
forti e capaci di altri cent’anni
La lama si scalda è fatica tagliare
Tracce di vita fatte a pezzetti
ordinati in attesa del fuoco
L’inverno brucia i ricordi
chissà se sarà meno freddo
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Da un’ispirata narrazione del mio amico Aldo
F. A. Canavesio – Quel mucchio selvaggio – 13 ottobre 2012
Fotografia – Giuseppe Penone – The Hidden Life Within