Quel mucchio selvaggio

Giuseppe Penone – The Hidden Life Within

Il mio amico Aldo meglio non poteva definire quel mucchio selvaggio cresciuto dietro casa, durante i lavori. Tronchi, rami, assi, pezzi lavorati dalla natura e dal”uomo, ognuno con la sua anima, e si fa fatica farli a pezzi e gettarli nel fuoco.

Quel mucchio è cresciuto selvaggio
sul confine, all’ombra del tiglio

Rami schiantati dal gelo
tronchi piegati da troppe stagioni
una volta colonne nel prato
a segnare sui fianchi la strada

Assi in disuso incurvate
da autunni di barattoli in fila
conserve di frutta, composte
memorie di amori, dolci e salati

Legni con forme e funzioni
di cui non si è persa la traccia
se ascolti questo ricorda il rumore
l’andare e il venire di navette a scatti

sui nodi c’è il segno di tuo padre
la sua mano gigante governa il telaio
fibre ancora intatte impregnate di vita
forti e capaci di altri cent’anni

La lama si scalda è fatica tagliare

Tracce di vita fatte a pezzetti
ordinati in attesa del fuoco
L’inverno brucia i ricordi
chissà se sarà meno freddo

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Da un’ispirata narrazione del mio amico Aldo

F. A. Canavesio – Quel mucchio selvaggio – 13 ottobre 2012
Fotografia – Giuseppe Penone – The Hidden Life Within

Nel mondo delle cose sconvolte

Savator Dalì – Mae West room – 1974

Nel Mondo delle cose sconvolte
per decreto del suo Presidente
alle otto meno un minuto
gli organi han cambiato mansioni

secondo le nuove istruzioni
affisse sui tram e per strada
li han costretti a fare mestieri
per cui non erano nati

Il calore si sente con gli occhi
e devi buttare gli occhiali
la luce la vede l’orecchio
e per la barba ci voglion due specchi

alle mani è toccato il gusto
quindi niente forchette
col naso si avvertono i suoni
e non senti chi sparla di dietro

Con la bocca fiuti gli odori
e se c’è puzza respiri dal naso

Con questo nuovo set up
va rivisto il lavoro di equipe
esperienze di vita a braccetto
ormai non contano un acca

Coordinare l’orecchio con l’occhio
per vedere cosa toccare
diventa un casotto infernale
continui a muovere il collo
e già dopo un’ora fa male

Quando smazzi a caso le carte
e decidi lo scambio di coppie
c’è chi guadagna e chi perde

Ad esempio con naso e orecchi
girati giusto a novanta
vedo le cose di lato
e sento ciò che non vedo
ma quando attraverso la strada
questo in fondo mi aiuta

Non lo nego sto ancora imparando
ed è una strana esperienza
tra il futurista e il neo-surreale

La cosa che più fa fatica
è tenere in mente ben chiara
la nuova mappa dei sensi
l’importante è non fare casino
che già ce n’è abbastanza

prima o poi mi verrà naturale

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Franco Antonio Canavesio – Per decreto Presidenziale – 12 Ottobre 2012
Savator Dalì – Mae West room – 1974