Il maestro, viveva in silenzio
la fatica delle mie mani
mentre imparavo ad annodare un tappeto.
Un disegno qashgai
geometrie antiche
di poco mutate nel tempo,
istinto di forma pura e colore.
Suo figlio, iraniano nato a Torino,
rideva stupito delle mie dita
impacciate, a serrare fili di lana.
“Racconta mio padre che è lavoro di
donne e bambine, all’ombra di tende”
Che ci fa un ingegnere al telaio?
I giovani fanno domande indiscrete e
difficili insieme, voglion risposte,
sentono al volo se suonano vere.
Suo padre mosse appena lo sguardo a
incontrare i miei occhi e le labbra
indeciso tra ascolto e parola.
“Se un poco una parte di te si
fa donna va bene …
per capire un tappeto non basta
guardare i colori, le lane
studiare il disegno, gli orditi e le trame
devi toccare
sentire se il filo è teso
annodare, uno per uno,
muovere il liccio
serrare con colpo di mano,
rasare, il gesto è deciso
sentire il vello sul palmo
il pizzico dei fiocchi nel naso…”
“Papà, io quando comincio?”
“Prepara il cuore e le mani.”
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Franco Antonio Canavesio – Qashgai – aprile 2012